Secondo una recentissima pronuncia della Corte di Cassazione, l’ex marito che entra nella casa assegnata alla moglie dopo la separazione rischia una condanna per violazione di domicilio, anche se risulta essere proprietario o comproprietario dell’immobile in questione.
Inutili si sono rivelate, nel caso in esame, le giustificazioni addotte dall’ex marito.
L’uomo, infatti, nel contestare la condanna, sosteneva che non era stato raggiunto un accordo di separazione consensuale tra i due coniugi e che, quindi, non avrebbe potuto essere accusato di violazione di domicilio.
La Cassazione ha respinto il ricorso, ritenendo che la situazione di fatto creata dalle parti fosse, invece, sufficiente a integrare gli estremi di una vera e propria “violazione di domicilio”.
Nella violazione di domicilio ciò che rileva è lo ius excludendi alios ossia il diritto di escludere gli altri dall’accesso ad un’abitazione.
La Corte di Cassazione ha affermato che, a prescindere dall’omologazione dell’accordo di separazione da parte del Tribunale civile, l’ex moglie è titolare esclusiva del diritto di abitare l’appartamento, con lo ius excludendi alios connesso alle prerogative di chi ha un rapporto di utilizzo qualificato con un’abitazione.
In buona sostanza, la moglie ha il diritto di decidere chi può avere accesso alla casa, anche se l’ex marito continua ad esserne proprietario o comproprietario.
È, quindi, fondamentale considerare la situazione di fatto e i diritti di chi risiede nell’abitazione, a prescindere dalla titolarità della proprietà.
Per evitare problemi legali, è sempre consigliabile consultare un avvocato esperto in diritto di famiglia prima di intraprendere azioni che possano ledere i diritti dell’ex coniuge o compromettere il già delicato percorso di separazione.